Una matematemica misteriosa

Molti pensano che la musica nasca totalmente dall’ispira- zione, quasi questa fosse qualcosa di magico, che d’improvviso materializza in partitura le note scritte di getto. Molti alimentano quest’idea, romantica, del demone che s’impossessa del compositore, che ispira l’opera dall’inizio alla fine.

Il compositore in questa visione non è che un tramite, un conduttore, attraverso cui il demone, grazie all’ispirazione, sca- rica la sua musica su questo mondo. Il compositore, in questo modo di vedere le cose, è un privilegiato, un eletto, qualcuno che è in grado di essere in contatto con un’alterità non ben definita.
Le cose, forse, non stanno proprio così. Scrivere musica è un mestiere che richiede pazienza. Dove vi è, certo, un’idea musicale che appare improvvisa, la cui genesi non saprei bene descrivere. Questa prima parte dell’atto creativo potremmo definirla, forse, «ispirazione».
C’è qualcosa, nel mondo, nelle persone che ti stanno accanto, nelle occasioni della tua vita, che fa scattare una scintilla. Qualcosa che si apre davanti a te nel suo linguaggio simbolico e assume, per chi ha affinità con il pensiero musicale, dei contorni sonori. È quella scintilla che spinge l’uomo a dire attraverso il linguaggio dell’arte. A esprimere qualcosa che ha iniziato a germogliare dentro.
Claude Debussy coglie appieno questo momento in cui l’atto creativo prende avvio:

La musica è una matematica misteriosa i cui elementi partecipa- no dell’Infinito. Essa è responsabile dei movimenti delle acque, del gioco delle curve descritte dalle brezze mutevoli; niente è più musicale di un tramonto. Per chi sa guardare con emozione, la più bella lezione di sviluppo, scritta in quel libro letto non abbastanza assiduamente dai musicisti, è la Natura.

A pensarci bene però le parole di Debussy coinvolgono tutti, non solo i musicisti. Ognuno è chiamato a leggere nella natura i segni e i simboli che si aprono sulla nostra vita. Il compositore non è un mago, né uno stregone. È, piuttosto, un artigiano.
Ci pensa un altro grande compositore, Aaron Copland, a riportare sulla terra chiunque si spacci per un semidio:

Mi è stato chiesto talvolta pubblicamente se mi accade di at- tendere l’ispirazione. Ho risposto: «Ogni giorno!» Ma ciò non implica affatto un’attesa passiva di afflato divino. Questo separa esattamente il professionista dal dilettante. Il compositore pro- fessionista può mettersi al lavoro un giorno dopo l’altro, ma il fatto principale è l’abilità del comporre. L’ispirazione è spesso soltanto secondaria.

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